INTRODUZIONE
Parte da Guidonia “Mal’aria industriale”, la campagna di Legambiente sull’inquinamento atmosferico da attività produttive. Cementificio, discarica dell’Inviolata, industria estrattiva, sono queste le tre realtà che rendono questa area alle porte di Roma, la cui densità abitativa è salita nel giro di 50 anni da circa 12mila ad oltre 80mila, una delle più fortemente compromesse dal punto di vista ambientale. Una situazione che rischia di divenire irreparabile, se andranno in porto i progetti “industriali” relativi alla città in discussione nelle sedi istituzionali in queste settimane.
Grave fonte di pressione ambientale è il cementificio, come rilevano gli stessi dati E-Prtr 2007 (European Pollutant Release and Transfer Register), secondo cui gli Ossidi di Azoto (Nox) si attestano su un valore di 2840 t/a (2.757 nel 2006), su un valore soglia di 100 (Mg/a); gli Ossidi di Carbonio (Co) su un valore di 1.450 t/a, su un valore soglia di 500 (Mg/a), per un aumento del 156% rispetto ai 567 t/a dei dati 2006; 1.080.000 t/a è il valore dell’Anidride Carbonica (Co2), su un valore soglia di 100mila (Mg/a); 28 t/a è invece il valore dell’Ammoniaca (Nh3), su un valore soglia di 10 (Mg/a); sul fronte delle polveri sottili, sono molteplici le fonti di emissione, ma anche questa volta il cementificio risulta tra le principali, come è emerso chiaramente dal recenti monitoraggi della Provincia e dell’Arpa Lazio e come riconosce lo stesso Piano Regionale di risanamento della qualità dell’aria, che la definisce come “area critica”.
Numerose le richieste preoccupanti riguardanti proprio il cementificio, contenute all’interno della richiesta di rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale di cui la Conferenza dei Servizi sta discutendo in questi giorni. Dirimente per la vita dei cittadini del comprensorio non è solo la richiesta di incenerimento del combustibile da rifiuti all’interno dell’impianto, ma anche l’aumento della capacità produttiva del forno F5, con conseguente incremento delle emissioni e del caos dei camion sulla viabilità locale, il tipo di carbone effettivamente bruciato, il numero dei controlli e la validazione dei dati da parte dell’ARPA Lazio.
Sul fronte della discarica dell’Inviolata, una collina di rifiuti indifferenziati da 3.800. 000 metri cubi e di oltre 140 metri di altezza, costruita artificialmente dai rifiuti di 47 comuni dell’ATO e di altri 100 Comuni della Regione, il suo invaso è ormai in via di esaurimento. Ma il rischio è quello di aprirne un altro nei dintorni, con aggravio del già pesante carico ambientale, se andrà a buon fine la costruzione dell’impianto di preselezione rifiuti per la cui costruzione il Comune ha già dato il proprio assenso.