Introduzione
Il 2012 è appena passato e ancora una volta si è chiuso con una conferma sugli elevati livelli di inquinamento atmosferico nelle centraline del Lazio, ma lo smog, come abbiamo visto in questi giorni caratterizza anche l’anno appena cominciato. Il problema è elevato soprattutto nelle aree urbane per gli elevati livelli di particolato, infatti a far scattare l’emergenza smog durante i mesi invernali sono sempre le polveri fini, ovvero il PM10 e il PM2,5 (particolato formato da particelle con dimensioni inferiori rispettivamente ai 10 e ai 2,5 micron (μm), unità di misura che corrisponde a 1 millesimo di millimetro). Proprio per le loro dimensioni così piccole e per il fatto che sono costituite da una miscela di sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera, questo inquinante risulta molto pericoloso per la salute dei cittadini e il rischio aumenta al diminuire delle dimensioni delle particelle. Più sono piccole e maggiore è la capacità di penetrare in profondità nell’apparato respiratorio o addirittura in quello circolatorio e cardiovascolare. La fonte principale è costituita dai processi di combustione, scarichi delle autovetture, impianti di riscaldamento e processi industriali, che costituiscono la fonte primaria principale. Il PM però, soprattutto le frazioni più fini (dal PM2,5 in giù) può formarsi anche per origine secondaria, ovvero per reazioni tra i diversi inquinanti presenti in atmosfera. Tra i principali precursori della formazione di PM secondario ci sono gli ossidi di azoto.
L’elevata presenza di polveri fini nell’aria delle città (PM10), è ancora oggi uno dei problemi principali per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico.
Il Decreto Legislativo 155/2010 pone come limite per la concentrazione di PM10 il valore di 50 μg/m3 come media giornaliera da non superare per più di 35 volte in un anno.
Oltre al PM10, con l’entrata in vigore del Decreto legislativo 155/2010, le città sono obbligate a monitorare anche la frazione più leggera e più pericolosa delle polveri, ovvero il PM2,5; ma nonostante il monitoraggio sia obbligatorio già dal 2011 e sia fissato il valore obiettivo di 25 microgrammi/metro cubo come media annuale, ancora oggi sono disponibili i dati in pochissime città.
Da non sottovalutare il Biossido di Azoto – NO2 è un inquinante secondario che risulta tossico per l’uomo per le sue capacità irritanti per le vie respiratorie che si forma per reazione chimica in atmosfera dall’ossidazione del monossido di azoto (NO), le cui fonti principali sono il trasporto su strada, il riscaldamento e i processi di combustione industriali. Gli ossidi di azoto nell’aria sono, inoltre, i principali precursori dell’inquinamento atmosferico secondario, i cui prodotti sono ad esempio l’ozono o il particolato ultrafine.
I limiti stabiliti nel D.Lgs. 155 del 2010 prevedono un limite medio annuo di 40 μg/m3 ed una concentrazione media oraria di 200 μg/m3 da non superare per più di 18 giorni all’anno

SITUAZIONE NEL LAZIO
Analizzando i dati forniti dall’Arpa Lazio al 31/12 del 2012 per polveri sottili e anche per il biossido di azoto la situazione risulta preoccupante.
Le concentrazioni di PM10 nell’aria sono sempre presenti sia nella Capitale che in alcune zone del Lazio, la maglia nera spetta alla provincia di Frosinone con in totale 539 episodi di superamento dei limiti di legge, seguita dalla Capitale con 366 e dalle Provincia di Roma con 148….

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