Anche
 Legambiente
 sarà
 in
 piazza
 il
 17
 maggio
 per
 difendere
 i
 beni
 comuni
 e
 i
 diritti
 fondamentali
 di
 tutti,
 perché
 l’Unione
 Europea
 torni
 a
 dare
 speranza
 ai
 suoi
 cittadini.
 La
 manifestazione
 è
 promossa
 da
 molte
 organizzazioni
 nazionali
 tra
 cui
 il
 Forum
 dei
 movimenti
 dell’acqua,
 Arci,
 Attac,
 Fiom,
 Rete
 della
 conoscenza,
 Teatro
 Valle
 Occupato,
 Unione
 degli
 Studenti.


“Vogliamo
 un’Europa
 solidale,
 democratica,
 accogliente,
 rispettosa
 dell’ambiente
 ‐
 dichiara
 il
 presidente
 di
 Legambiente
 Vittorio
 Cogliati
 Dezza
 ‐
 Chiediamo
 un
 cambio
 radicale
 delle
 politiche,
 europee
 e
 nazionali,
 che
 facciano
 perno
 sul
 superamento
 delle
 disuguaglianze
 e
 discriminazioni,
 sulla
 qualità 
ambientale,
 la 
tutela
 della
 salute,
la
partecipazione
 dei
 cittadini”.
 In
 questi
 ultimi
 anni
 di
 crisi,
 l’austerità
 imposta
 da
 tecnocrati
 e
 oligarchie
 ha
 creato
 più
 precarietà 
e 
insicurezza 
sociale, 
non 
permette 
ai 
Comuni 
di 
fare 
investimenti 
contro
 il 
dissesto
 idrogeologico
 ma
 non
 
 cancella
 i
 sussidi
 alle
 inquinanti
 fonti
 fossili,
 alle
 industrie
 energivore,
 al 
trasporto 
su 
gomma.

“Non
 ci
 rassegniamo
 a
 questo
 stato
 di
 cose
 ‐
 aggiunge
 Cogliati
 Dezza
 ‐
 e
 sabato
 chiederemo
 anche
 che
 l’Europa
 si
 faccia
 promotrice
 di
 pace
 nei
 tanti
 conflitti
 aperti,
 giocando
 un
 ruolo
 positivo 
in 
particolare 
in
 Ucraina,
ma 
anche
 nel
resto 
del
 mondo.
L’Unione 
si 
deve 
impegnare,
 inoltre,
 a
 rivedere
 radicalmente
 le
 sue
 politiche
 migratorie
 e
 d’accoglienza
 per
 mettere
 fine
 alla
 strage 
continua
 di 
vite 
umane 
nel 
Mediterraneo 
e 
nel 
deserto”.
 Per 
Legambiente
 i 
bisogni 
e 
la 
felicità
delle 

persone 
‐
 lavoro 
dignitoso 
e 
pulito, 
formazione 
di
 qualità,
 cibo
 sano,
 accesso
 alla
 cultura,
 case
 e
 territorio
 sicuri
 ‐
 devono
 tornare
 a
 contare
 più
 degli
 interessi
 della
 finanza
 e
 delle
 multinazionali.
 
 Per
 questo,
 l’associazione
 chiede
 al
 governo 
italiano 
e
 all’Europa 
di


  • prendere 
subito 
decisioni 
vincolanti, 
per 
tutti 
i
 paesi 
europei,
 di 
contrasto 
ai
 cambiamenti 
climatici 
e 
di
mitigazione 
e 
adattamento, 
a 
cominciare 
dal 
dissesto
 idrogeologico;


  • orientare
 la
 politica
 industriale
 verso 
l’innovazione 
dei 
prodotti 
e 
dei 
processi
 produttivi 
per 
diminuire
fortemente 
l’inquinamento 
e 
le 
emissioni
 di 
CO2
 e
 rispondere
 ai 
nuovi 
e 
più 
sostenibili 
stili 
di
 vita, 
a
 cominciare
dal
 risanare 
i 
territori 
avvelenati;

  • accompagnare,
 invece 
che 
ostacolare, 
la 
rivoluzione
 energetica
 in
 atto 
per 
una
 produzione
 energetica 
pulita,
distribuita 
e 
più
 democratica
 mettendo 
definitivamente
 al 
bando 
il 
nucleare 
civile 
e
 militare
 ed 
il 
carbone;

  • investire
 sul 
biologico, 
sull’agricoltura 
di
 qualità
 per 
produrre 
cibo 
sano 
e
accessibile
 a
 tutti
 e 
contrastare 
ogni
tentativo 
di 
introdurre 
gli 
OGM 
nella 
nostra
 alimentazione;

  • rigenerare 
le
 città 
per 
una
 migliore 
qualità 
della
 vita,
 recuperando 
e 
riqualificando
 le
 case,
 i
 quartieri,
 le
periferie, 
dando 
risposta
 al
 bisogno
 di 
alloggio 
senza 
consumare
 altro
 suolo;

  • ampliare
 e 
rendere 
efficiente
 il
 trasporto 
pubblico 
per 
la
 mobilità
 delle
 persone
 e 
delle
 merci,
 rinunciando 
a
opere
 faraoniche 
come 
il 
TAV
 e 
la 
moltiplicazione 
di
 strade
 e
 autostrade
 inutili
 e
dannose;

  • riformare 
le 
istituzioni 
europee
 per
 far
 contare 
i 
cittadini.