“Il crollo di investimenti in opere pubbliche nel Lazio è molto preoccupante, la Regione deve investire scegliendo la priorità delle infrastrutture per il trasporto pubblico, utilizzando i 200 milioni di Euro dei fondi strutturali piuttosto che tagliarli– ha dichiarato il Presidente di Legambiente Lazio, Lorenzo Parlati– Preoccupa la flessione pari all’11% nella quota di investimenti per opere pubbliche nella Regione Lazio emersa dal rapporto curato dalla società Cresme per conto dell’Ance/ Urcel/ Unione Costruttori Edili del Lazio nel quale, in relazione all’anno 2010. Nello stesso rapporto – prosegue Parlati – si mette anche in luce il decisivo ruolo delle Regioni in materia di opere pubbliche, in quanto stazioni appaltanti. Davanti a questi dati drammatici, cosa fa la Regione Lazio? Prende atto dei dati presentati questa mattina, al fine di avviare una nuova stagione di investimenti pubblici, a partire dalla “questione delle questioni” nella nostra Regione, ossia lo stato del Trasporto Pubblico Locale? Non ci sembra. prosegue Parlati – visto che in sede di Comitato di sorveglianza della Regione Lazio POR FESR 2007/2013, è stato sciaguratamente proposto il definanziamento dell’Asse 3 del POR/FESR, dedicato al potenziamento del trasporto pubblico del Lazio. Nella precedente programmazione – continua Parlati– i fondi destinati al trasporto pubblico locale erano pari a 241 milioni di Euro, ora rimodulati alla misera somma di 41,6 milioni di Euro. Più in generale – dichiara Parlati – il piano per “il miglioramento della qualità e dell’efficienza del trasporto pubblico locale, potenziamento della rete infrastrutturale e dei nodi di scambio, approvato nel 2008 dalla regione Lazio, prevedeva uno stanziamento in 7 anni di 590 milioni di Euro complessivi, 241 milioni dei quali di fondi FESR, 279 milioni di fondi FAS e 70 milioni attinti dai fondi Regionali. Con la nuova proposta – ha dichiarato Parlati – non solo i 279 milioni dei fondi FAS vengono destinati al piano di rientro sanitario, ma anche i 200 milioni del fondo FESR vengono dirottati altrove, lasciando così, come detto, sull’Asse 3 la misera di 41,6 milioni di Euro. Una scelta da rivedere: i pendolari, i lavoravo e le stesse imprese non perdere nemmeno un centesimo di quei soldi”.
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